Nel 1930 apparve una recensione della mostra del sindacato siciliano Belle Arti, recensione nella quale veniva citato “il giovane diciassettenne Guttuso“.
Comprai con qualche sacrificio il libro (12 lire) e lo divorai. Vi comparivano con scritti e disegni i nomi degli artisti italiani dell’epoca.
Sull’Almanacco del ’31 le tavole dei mesi furono disegnate da Scipione, la copertina era di Mafai e vi apparve anche un mio piccolo buffo autoritratto.
Conobbi poi, nel ’31 a Roma Carlo D’Aloisio. Era un uomo pieno di entusiasmo, ospitale, espansivo ed era riuscito con il suo almanacco a creare un punto di aggregazione e di cordialità tra gli artisti.
“Chi volesse farsi un’idea della società artistica e letteraria di una cinquantina d’anni or sono non dovrebbe trascurare di dare un’occhiata all’almanacco intitolato il Vero Giotto e dovuto all’iniziativa appassionata di Carlo d’Aloisio da Vasto”.
Ricordo Carlo D’Aloisio nel migliore dei modi ed anche con nostalgia per quegli anni, difficili per un verso, ma ricchi di speranza e di purezza di cuore.
Luglio 1981
Renato Guttuso