Noto ormai al pubblico delle esposizioni e alla critica militante, scrittore d’arte lui stesso e ideatore di quello Almanacco degli Artisti che tanto successo ha ottenuto per aver in esso criticamente vagliato tutte le tendenze dell’arte del nostro tempo, Carlo D’Aloisio da Vasto espone ora l’ultima sua produzione. L’aderenza del D’Aloisio alla realtà naturale è sicura; ma ormai egli ha acquistato un suo modo di intuirlo e di renderla in arte ch’è suo particolare. Procedendo per semplificazione, da quello che era un suo cromatismo vario e più in un fine d’effetto illusorio, egli tende ora ad una sintesi della forma che s’accompagna anche ad una sintesi del colore. Prevalgono talune tonalità, quelle chiare, con carattere di semplice, ingenua, schietta rappresentazione. Egli intende, al di sopra d’ ogni tendenza polemica, di porsi dinanzi al fatto naturale con animo sgombro di ogni altra preoccupazione che non sia quella di sentire e di capire adeguatamente uno spettacolo naturale. Non diciamo che qualche volta nell’opera realizzata non s’avverta un intenzione che va un po’ al di là della semplice sensazione spontanea; pure la maggior parte di questi dipinti ci comunicano la pura emozione dell’artista. Campagne, acque, buoi al lavoro, visioni di paesi, contadini, tutto s’include in un modulo di visione che da qualche tempo noi andiamo controllando come peculiare al D’Aloisio, il quale, per essere partito da una posizione nettamente regionalistica e per aver in seguito compreso che il regionalismo si doveva abolire come rappresentazione di particolarismi dannosi alla sua vera arte, ma che si doveva interpretare come puro motivo naturale speculato e sentito in modo semplice e piano, è nella migliore condizione per procedere verso una completa conquista dei suoi mezzi espressivi.
Michele Biancale, catalogo della Mostra alla “Bottega d’Arte” di Livorno (30 aprile-19 Maggio 1933 )