“Gli Abruzzi, gli Abruzzesi.” Raccontare i Paesaggi ambientali e culturali, fisici e mentali, del primo ‘900 attraverso le Opere di Carlo d’Aloisio da Vasto

Mostra a Vasto, Palazzo d’Avalos, dal 13 Maggio al 30 Luglio 2023

PROGETTO SCIENTIFICO

La  mostra dedicata a Carlo d’Aloisio da Vasto (Vasto, 13 aprile 1892 – Roma, 21 novembre 1971) è stata fortemente voluta e organizzata da un coeso gruppo di storici dell’arte, storici, esperti in management dell’organizzazione, operatori scolastici, che hanno inteso ricordare un artista, eclettico amante dell’arte e antesignano di una diversa concezione museologica e museografica che, al tempo, gli valse stima ed apprezzamento da parte di “addetti ai lavori”. Si è perciò voluto rendere omaggio all’artista ed all’uomo, uno dei “pittori di paesaggio” dell’esperienza pittorica abruzzese, agli inizi del ‘900, che ha saputo dare una classica manifestazione del concetto di “paesaggio culturale e mentale”. Perché nelle sue opere c’è tutto il suo habitat mentale, che ricostruisce paesaggi di rimembranza, sogno, tensione emotiva, approcciando quelle “visioni” con l’abilità di un regista che tralascia l’immagine nel suo complesso per coglierne solo piccoli segni di un narrato balbuziente e sfocato come in alcuni sogni all’albeggiar del giorno.

E in tutto questo è evidente il significato di “paesaggio culturale” perché, in ogni dipinto, affluiscono segni connotanti di un territorio con le sue tradizioni, le sue luci e le sue ombre, le sue miserie e le sue aspirazioni, nelle quali l’intera comunità si riconosce ed all’ombra delle quali ognuno è in grado di ritrovare la propria identità. In tale ottica, tra le sue numerosissime opere, che pure andranno sistemate in una banca dati, si selezioneranno circa cento tele del Nostro, tra le più significative della sua esperienza artistica. Perché la migliore pittura abruzzese, a partire dal secondo Ottocento e per tutto il primo Novecento, si nobilita di un consapevole anelito a trasfondere sulla tela l’emozione suscitata nell’artista da un qualunque stimolo del mondo visibile, ancorché tenue e fugace. Così il mondo, la natura, solo mediante il reagente della luce, si manifestano all’occhio, vergine porta dell’anima, e la luce, mutevole in ogni attimo della giornata, cambia l’aspetto e la voce delle cose, rivelandone qualche elemento appena, e sempre in modo diverso.

E’ questo, appunto, il caso di Carlo d’Aloisio da Vasto che si intende ricordare con una mostra antologica per svelarne le sorprendenti vene di una creatività che lo colloca lungo rotte di scambi culturali, forse insospettabili, per chi si limiti a giudicarlo col metro del pittore di soggetti paesaggistici tout court. Una pittura, la sua, che ora si accorda con una rapida abbreviatura luministica del concreto; ora coglie l’ “impressione” nel bagliore di un istante; ora ritrae, attento ai valori e ai rapporti strutturali della sua arte, le sole “macchie” di colore nelle quali, di volta in volta, luce ed ombra, contrastando, decompongono, raggrumano, scandiscono.

Ma c’è di più, perché con l’artista si è inteso recuperare l’arte della nostra terra in cui colori, suoni e atmosfere si intrecciano per dare l’immagine non di una regione misteriosa e isolata, quanto di un luogo dove le millenarie suggestioni letterarie ed artistiche si mescolano e si sovrappongono, dando origine ad estri creativi di non poco momento, con un recupero dei valori naturalistici e visivi che, nello specifico, fanno della vena ispiratrice del Nostro un’esperienza artistica singolare ed originale.

La Mostra, che sarà inaugurata il 13 maggio p.v., a Palazzo D’Avalos, nell’antico manufatto vastese, prevede anche eventi didattici e convegnistici che intendono accostare l’artista ad un pubblico più vasto per mostrare dell’autore lo spirito eclettico ed innovativo.

E, intanto, incontri tematici e dibattiti su Carlo d’Aloisio da Vasto ricostruiranno l’uomo e l’artista che sarà difficile frammentare ed analizzare separatamente, pena l’incomprensione del suo eclettismo, della sua vena creativa, del suo anticonformismo, dietro il quale si celava una capacità intuitiva senza confronti nell’approcciare soluzioni di problematiche che, assai spesso, la sua attività di giornalista e scrittore, uomo di cultura, manager ante litteram nel settore dei beni culturali, gli posero dinanzi.

Tutto questo è apparso pregiudiziale per la progettazione espositiva nella quale si è previsto uno sviluppo cronologico delle opere in esposizione caratterizzate da un sottile fil rouge, a dimostrazione che nessuna opera artistica è avulsa dall’influenza del paesaggio e del vissuto che lo ha accompagnato nel tempo.

Così, si riconnetteranno le diverse esperienze dell’artista e del suo vissuto, in relazione alle sue differenti fasi nell’approccio alla pittura e si privilegeranno quelle opere che meglio testimoniano il suo approccio alla natura e ai suoi “segni” connessi all’ambiente frequentato e alle esperienze fatte.

E non è un caso, come per molti artisti abruzzesi della seconda metà dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, se il loro legame alla terra d’origine sia così indissolubile, a contatto con una natura, che ancora oggi, degna del titolo “Abruzzo cuore verde d’Europa”.

Le opere, esposte in ambienti a luce soffusa e illuminate da led a luce fredda, daranno la sensazione di un emergere dal buio del tempo per farsi creatività e crogiuolo di colori e di luce. I documenti, in grado di disegnare il percorso emotivo e di vita dell’artista, saranno esposti lungo un percorso lineare, in piccole bacheche di forma asimmetrica e trasparenti entro cui lasciare “galleggiare” i singoli documenti mentre frasi dell’autore saranno riportate sul muro a riproporre il paesaggio mentale di Carlo d’Aloisio da Vasto.

Piccoli pannelli chioseranno ogni sala per una descrizione a tutto tondo dell’artista. Cosa che, del resto, sarà con maggiore enfasi e più numerosi dettagli destinata ad essere accolta in una piccola sala dove i visitatori potranno sostare per assistere al filmato proposto sull’artista e alla proiezione di tutte le opere dell’autore che, assai numerose, ma meno significative rispetto al tema prescelto, potranno essere visionate nella loro totalità.

Musica di sottofondo sottolineerà, in un ambiente semioscuro, suggestioni e suoni che ricostruiscano il paesaggio culturale dell’autore e riconducano alle sensazioni di forte impatto emotivo che la terra d’Abruzzo  nel ricordo o nella memoria sia pur evanescente ma indelebile di un giovane, hanno forgiato la tempra artistica di Carlo d’Aloisio da Vasto.

Paola Di Felice

curatrice storica dell’arte

già Direttrice del Polo Museale di Teramo

Coordinatrice della Commissione Artistica del Progetto