Antonio Porcella – Catalogo Mostra Galleria Ca’ d’Oro, Roma 1974

CARLO D’ALOISIO DA VASTO – TRENTA ACQUERELLI dal 1920 al 1930

“Uomo di battaglie spirituali, il D’Aloisio porta nella pittura l’ardore delle sue passioni ed i suoi particolari convincimenti”… così definiva Carlo Carrà nel 1932 il pittore Carlo D’Aloisio Da Vasto.

La “Ca’D’Oro” intende onorare l’arte di questo illustre artista presentando trenta acquerelli che abbracciano un periodo di dieci anni, dal ’20 al ’30.

La sua indubbia istintiva natura artistica rivela una forte personalità, generata dalla tradizione della sua terra che onorò degnamente l’arte italiana con Palizzi, Michetti ed altri eccellenti pittori.

Egli seppe indirizzarsi verso un miglioramento tecnico in contrasto con i canoni ottocenteschi. Va ricordato che, attraverso l’ “Almanacco degli Artisti”, un’interessantissima pubblicazione di cui, negli anni intorno al ’30 Egli fu acuto ed intelligente organizzatore, il D’Aloisio portò a conoscenza di un vasto pubblico le teorie sul “tonalismo”, quale aspetto più significativo della pittura.

Da una felice intesa con Elisabetta Mayo, – valente scultrice e compagna del D’Aloisio – Trifoglio e Melli, come ben ricordava Giuseppe Pensabene, “realizzarono il primo nucleo della loro opera – indipendentemente uno dall’altro, sebbene nella stessa corrente del tonalismo”.

Venne a crearsi così un nuovo indirizzo artistico da cui doveva nascere quella famosa “scuola romana”, splendida fucina dì talenti, intorno alla quale si riunirono tutti i più valenti artisti dell’epoca.

L’opera di D’Aloisio Da Vasto nasce da una poetica naturalistica, il suo accostamento al mondo che lo circonda denota un acuto spirito di osservazione; il paesaggio, in particolare, ebbe in lui un magnifico interprete. Esso suscitò sempre nell’artista un senso di grande lirismo: la padronanza di una tecnica perfetta, non soffocò mai il contenuto poetico.

I suoi acquerelli sono quasi affreschi in proporzioni ridotte, ma con le stesse particolarità di tono e di composizione.

La levità delle trasparenze è insuperabile e la purezza del colore, la semplicità del costrutto, raggiungono un livello squisitamente emotivo.

Il Fascino dell’arte del D’Aloisio è dovuta ad una sapiente elaborazione che conserva però ai suoi lavori l’aspetto e la freschezza dell’improvvisazione.

Tra gli acquerelli che presentiamo vanno rilevate alcune meditate ed equilibrate composizioni come “Raduno” del 1928, “Pastori” del 1921, dove una grande ricchezza cromatica si stempera in lievi sfumature; effetti di verdi, riflessi di azzurri, di rosa, tutto scaturisce nella sua verità e semplicità.

Pittore della natura e dell’amore, Egli lo è anche della vita familiare e dell’infanzia: Frequente nelle sue opere il tema della culla e della madre. Vediamo infatti in “Donna con bambino” del 1925, il soggetto, immerso nel colore, crea un’atmosfera in cui l’osservazione ed il sogno si fondono in un afflato di tenerezza e di dolcezza. Qui la delicatezza dell’ispirazione e la purezza dei mezzi tecnici offrono all’osservatore un intenso godimento.

D’Aloisio Da Vasto, nelle sue visioni spesso nutrite di ricordi e di impressioni, mantenne sempre una vena di libera poesia, di palpiti, di sensazioni personalissime, il cui linguaggio poetico fu strettamente collegato al mistero luminoso.

I suoi acquerelli permeati di luce, di colori tenui, sono tersi come gemme cristalline.

Nei suoi “Oggetti Bianchi”, “Natura morta con coralli”, “Pigne e Lumache” si avverte un’ansia di semplificazione e di sintesi; lunghe pennellate senza incertezza diluiscono le immagini leggerissime in tonalità di rara trasparenza.

Nell’arte di Carlo D’Aloisio Da Vasto non c’è malinconia, né rimpianti, né sottigliezze intellettualistiche; Egli accetta la vita e trova diletto nella sua pittura dove si sente un’anima vibrante dinanzi alle mille sensazioni che la natura offre.

Nel linguaggio espressivo, Egli ha raggiunto un invidiabile equilibrio senza arrivare ad inutili esibizionismi.

Antonio Porcella, Introduzione al catalogo della mostra postuma alla Galleria Ca’ d’Oro – Roma 1974